Ginecologia

Policistosi ovarica: è possibile evitare la pillola?

La sindrome dell’ovaio policistico (PCO) è rappresentata da un ventaglio di sintomi diversi che si manifestano in un continuum dalla pubertà alla menopausa e che possono variare da donna a donna. Esistono infatti diversi modi di manifestarsi della PCO in donne diverse ma anche nella stessa persona in momenti diversi della sua vita. In questo modo, alcune donne non ovulano né mestruano mai, altre invece hanno cicli più o meno regolari, altre hanno irsutismo, alcune presentano acne, altre hanno problemi di obesità, altre sono normopeso. Questi diversi fenotipi dipendono sia da fattori interni (ad es. produzione ormonale ovarica/surrenalica, insulino-resistenza) che esterni (ad es. alimentazione, esercizio fisico).

Le cause

Le cause della PCO sono multiple, anche se ad oggi non è ancora chiaro quale sia il punto di partenza o di innesco di una serie di eventi concatenati tra loro che portano a formare un vero e proprio circolo vizioso. Esiste infatti un eccesso di androgeni (ormoni di tipo “maschile” che portano a acne e irsutismo, ad esempio) sia ovarici che surrenalici, una produzione impropria di estrogeni da parte del tessuto adiposo in eccesso, una disregolazione nel rilascio di ormoni prodotti dall’ipofisi (FSH e LH), una alterazione nel metabolismo degli zuccheri con iperinsulinemia e insulino-resistenza.

Tradizionalmente il trattamento della PCO prevede l’utilizzo della pillola estroprogestinica nelle ragazze che non desiderano una gravidanza e l’induzione dell’ovulazione con clomifene o gonadotropine in donne desiderose di gravidanza. Esistono tuttavia altre strade percorribili per regolarizzare l’ovulazione e il ciclo mestruale. La modificazione dello stile di vita (dieta ed esercizio fisico) migliora la composizione corporea, l’eccesso di androgeni e l’insulino-resistenza (Cochrane 2011). In particolare la dieta “ideale” dovrebbe essere caratterizzata da: pochi zuccheri e carboidrati raffinati, preferendo quelli a basso indice glicemico; un alto intake calorico a colazione e basso a cena; aumentato consumo di pesce (4 volte a settimana) o comunque integrazione con Omega-3; supplementazione con Vitamina D (o esposizione frequente al sole) (Rondanelli 2014).

Gli acidi grassi polinsaturi Omega-3, infatti, sembrano essere efficaci nel ridurre i livelli di testosterone e di ormone luteinizzante (LH) e nel regolare i cicli mestruali, migliorando irsutismo e insulino-resistenza (Oner 2013). Inoltre la supplementazione di vitamina D (+ calcio) in donne con un deficit di questa vitamina (rilievo molto frequente) dà effetti benefici sui livelli di insulina, sull’indice di insulino-resistenza e sui livelli di colesterolo e trigliceridi (Asemi 2014). Sempre maggiore è inoltre l’utilizzo di integratori a base di inositolo, una molecola chiamata anche vitamina B7, anch’essa in grado di regolare il metabolismo degli zuccheri (è stato annoverato tra gli agenti insulino-sensibilizzanti) e quindi di influire in modo positivo sull’ovulazione.

Esiste infine la possibilità di trattare la PCO attraverso la Medicina Tradizionale Cinese (MTC), avvalendosi dell’agopuntura e della prescrizione di rimedi fitoterapici, oltre ovviamente all’attenzione per la dieta. Una recente revisione della letteratura scientifica (Zhang 2010) riporta una certa efficacia delle erbe prescritte secondo la MTC in associazione al clomifene nell’induzione dell’ovulazione e nell’ottenimento di una gravidanza.

 

Dott.ssa Chiara Marra, Medico Chirurgo, Specialista in Ginecologia e Ostetricia – Presso CasaMedica