psichiatria e depressione
Psichiatria

Depressione: come può essere d’aiuto lo psichiatra

Spesso capita di spaventarsi di fronte alla parola “depressione” intendendo con essa un problema che può limitare molto la nostra quotidianità e facendoci sentire impotenti e incapaci di gestirla.

La depressione si può manifestare con sintomi variabili: i più comuni sono la tristezza, la mancanza di voglia nel fare le cose, la tendenza a stare a letto tutto il giorno, le crisi di pianto, riduzione dell’appetito fino alla perdita di peso, alterazioni del sonno, dalla riduzione all’aumento delle ore di sonno o sonno non ristoratore con sensazione di non aver dormito abbastanza. In altre occasioni a questi sintomi si possono associare nervosismo, facile irritabilità, tendenza a rimuginare su ciò che sta accadendo, sentimenti di colpa per non riuscire a reagire a questa situazione, sintomi di ansia. Questi sintomi possono avere un’entità variabile fino ad impedire di svolgere le proprie attività giornaliere, dal lavoro alla gestione della casa, della famiglia, dei figli, fino al ritiro sociale e all’isolamento. Difficilmente riusciamo a parlare con chi ci sta vicino di cosa sta capitando, sia per la difficoltà di comprendere ed esprimere ciò che proviamo, sia per il timore di essere giudicati o non compresi: tante volte capita di sentirsi dire “dai cerca di reagire, vedrai che passerà”, ma chi non ha mai sofferto di questo problema non riesce a capire che non è così semplice, non siamo noi a decidere di star male e quindi come possiamo decidere di non stare così? Proprio per la paura di parlarne e per il pregiudizio che purtroppo ancora oggi esiste verso i disturbi psichici, spesso tendiamo a curarsi in modo autonomo, ricorrendo ad ansiolitici o talvolta ad alcool o sostanze che ci “tranquillizzano” soprattutto quando è presente una certa quota di ansia o agitazione o ruminazione. Spesso ci rivolgiamo al medico di base per trovare una soluzione e altrettanto spesso capita di uscire dallo studio medico con la prescrizione di una “benzodiazepina” (EN, Valium, Tavor, Xanax….) che sembra essere la soluzione dato che sin dalla prima somministrazione ci da un sollievo dai sintomi. Purtroppo il “miglioramento” che possiamo provare non è duraturo e presto ci ritroviamo a star male e non saper cosa fare.

La funzione dello psichiatra in questa situazione è prima di tutto quello di accogliere la persona che sta chiedendo aiuto e fargli sentire di essere ascoltato, compreso, non giudicato: tante volte può essere sufficiente un legame di fiducia e di ascolto per sentirsi sollevati e riuscire a capire cosa è capitato nella propria vita che abbia scatenato un tale malessere.

A seconda della profondità dei sintomi e di quanto questi abbiano limitato la nostra quotidianità, può essere utile aggiungere un trattamento farmacologico che non può MAI essere a sé stante, ma DEVE essere SEMPRE associato all’ascolto e ad una relazione terapeutica tra il medico e la persona che si rivolge a lui. Spesso è necessario ricevere tante informazioni rispetto all’ipotetico farmaco da inserire perché spaventa il pensiero di assumere un antidepressivo: il ruolo dello psichiatra è quello di rassicurare la persona, darle tutte le informazioni necessarie, sia i benefici che potrebbe ottenere, sia eventuali effetti collaterali di cui poter parlare per capire come andare avanti, magari con la modifica del farmaco. Ovviamente tutto questo può essere fatto solo in presenza di fiducia tra le persone coinvolte, una fiducia che non necessariamente si instaura al primo incontro, soprattutto se c’è paura dello psicofarmaco o del giudizio degli altri.

Le domande più frequenti poste allo psichiatra sono “riuscirò a star bene?”, “ma dovrò prendere questo farmaco per tutta la vita?”, “diventerò dipendente dal farmaco?”. Lo scopo del trattamento farmacologico con un antidepressivo o qualsiasi altro farmaco adeguato al quadro clinico è quello di evitare una dipendenza, dall’alcool, sostanze o benzodiazepine, ma di aiutarci a ritrovare quell’equilibrio che per qualche motivo si è interrotto così da poter riprendere in mano la propria vita con un tempo variabile e legato all’efficacia del farmaco e alla risposta individuale ad esso. Una volta recuperato il proprio benessere, che talvolta capita sia superiore a quello precedente proprio per la difficoltà a cogliere minimi disagi che spesso consideriamo far parte del nostro modo di essere, e mantenuto stabile per qualche mese, il ruolo dello psichiatra è quello di ridurre gradualmente il farmaco fino alla sospensione, sempre accompagnando la persona in questo percorso di consapevolezza di sé e del proprio mondo interiore.

Dr.ssa Sara Tonini, Medico Psichiatra.