Pediatria

Antibiotici e bambini: perché è importante non abusarne e usarli solo se necessario?

Antibioticoresistenza e rischi di un uso scorretto degli antibiotici.

I ricercatori lo dicono da tempo, ma il loro richiamo resta spesso inascoltato: gli antibiotici vengono prescritti più spesso di quanto sia necessario, soprattutto in Italia e soprattutto ai bambini. E invece gli antibiotici dovrebbero essere somministrati solo se viene accertata la natura batterica di un’infezione importante. I rischi di un abuso? Effetti indesiderati a breve e lungo termine ma anche, nel tempo, sviluppo di resistenze batteriche.

COSA SONO GLI ANTIBIOTICI?

Sono farmaci in grado di rallentare o fermare la proliferazione dei batteri. Non hanno effetto contro i virus.

GLI ANTIBIOTICI SONO UTILI?

Come tutti i farmaci gli antibiotici sono strumenti terapeutici potenti e utilissimi in alcune situazioni ma potenzialmente pericolosi perciò va sempre valutato il profilo di costo-beneficio.

L’ANTIBIOTICO SERVE SEMPRE?

Recenti studi hanno dimostrato che circa un quarto dei farmaci utilizzati in età pediatrica sono antibiotici. Di questi un terzo è assunto senza reale necessità o senza prescrizione medica.

Il nostro sistema immunitario, entro certi limiti, è in grado di difenderci dalle infezioni, senza bisogno di farmaci. Se si assumono antibiotici con troppa frequenza, questa capacità di difesa si riduce per mancanza di “allenamento”. Se poi, in generale, in una certa area geografica, si ricorre a terapie antibiotiche con elevata frequenza, è più probabile che in quell’area aumenti il numero di specie batteriche resistenti.

COME FACCIAMO A SAPERE SE L’ANTIBIOTICO E’ DAVVERO NECESSARIO?

L’antibiotico è un farmaco che deve essere assunto unicamente dietro prescrizione medica: non si può decidere di dare al bambino l’antibiotico solo perché lo si ha già in casa, così come non si può chiedere al pediatra di prescriverlo al telefono senza aver visitato il bambino, perché altre volte è servito.

Spesso prevale tra i genitori il pensiero che gli antibiotici risolvano tutto e che sia necessario prenderli anche per curare patologie banali; e spesso i medici ‘cedono’ alle richieste dei genitori di ricevere un farmaco, che però serve più per calmare le loro ansie che per una reale necessità.

È vero che, attraverso la sola visita e la descrizione dei sintomi, il medico non ha modo di stabilire con certezza se il bambino abbia un’infezione batterica o virale. Per altro ci sono poche infezioni batteriche che vanno necessariamente trattate con l’antibiotico e non possono guarire da sole.

Consideriamo che un bambino piccolo in base all’età su 10 episodi infettivi incontra circa 7 volte un virus e circa 3 volte un battere, quindi sappiamo che oltre la metà degli episodi non avranno alcun beneficio se trattati con l’antibiotico. Nei restanti 3 incontri con batteri il sistema immunitario del bambino, eventualmente coadiuvato da terapie di supporto, in altri 1-2 casi potrà avere la meglio senza necessitare dell’antibiotico. Da numerosi studi è emerso che, anche in caso di infezione batterica, se non si somministra l’antibiotico l’infezione guarirebbe comunque da sé, mentre il farmaco è in grado di accelerare solo di un giorno – un giorno e mezzo la guarigione, quindi la sua utilità è ridotta.

COME BISOGNEREBBE REGOLARSI, DUNQUE, IN CASO DI INFEZIONI?

L’ideale è avere un atteggiamento attendista: se i disturbi del bambino non sono particolarmente seri e il quadro non è preoccupante (assenza di alterazioni dello stato generale, sintomi di allarme ed età non a rischio) si preferisce aspettare alcuni giorni per vedere come evolve la situazione e, solo se i sintomi non regrediscono ma anzi si accentuano ed è evidente un focolaio di infezione, si valuta la possibilità di intervenire. In Italia questo atteggiamento di ‘vigile attesa’ è adottato quasi esclusivamente in caso di otite, mentre nei paesi del nord Europa è più comune in tutte le infezioni con buoni risultati.

Nella fase di attesa possiamo aiutare la guarigione con supporti terapeutici non farmacologici o con farmaci non antibiotici, anche di medicina complementare, in accordo con il pediatra di riferimento, per ridurre la necessità di interventi terapeutici maggiori.

Ci sono pochi casi in cui l’antibiotico non può essere negato: infezioni sistemiche (sepsi) o che coinvolgono il sistema nervoso, infezioni urinarie, otiti con perforazione e faringotonsillite streptococcica, mentre gli antibiotici non sono necessari nelle gastroenteriti e nella maggior parte delle infezioni respiratorie delle vie aeree superiori (raffreddore, influenza, maggior parte delle otiti e delle faringotonsilliti). In questi casi la somministrazione di antibiotici non cura l’infezione e non aiuta nemmeno a prevenire una successiva infezione batterica.

QUALI SONO I PROBLEMI LEGATI AD UN USO IMPROPRIO DELL’ANTIBIOTICO?

L’antibiotico è un farmaco potente ma non selettivo, quindi uccide tutti i batteri con cui viene in contatto, i patogeni ma anche i “commensali” cioè i batteri buoni che vivono in equilibrio con il nostro sistema. Il microbiota, l’insieme delle migliaia di specie microscopiche che ospitiamo nel nostro organismo, svolge un ruolo fondamentale per la  salute e le difese immunitarie, funzionando da barriera contro i patogeni, regolando l’assorbimento dei nutrienti, la produzione di vitamine ed energia. L’uso di antibiotici può danneggiare gravemente il microbiota per tempi lunghi.

Inoltre non bisogna dimenticare che l’impiego degli antibiotici non è privo di pericoli. Esistono le reazioni avverse agli antibiotici: tra il 2001 e il 2008 sono stati riportati dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ben 6411 effetti tossici. Sempre secondo le informazioni dell’AIFA vi sono stati 1342 casi di orticaria e 192 casi di shock anafilattico. Certamente si tratta di una sottovalutazione perché evidentemente non tutti i casi vengono riportati.

QUALI ALTRI PROBLEMI POSSIAMO RISCONTRARE CON UN UTILIZZO IMPROPRIO DELL’ANTIBIOTICO?

Il fenomeno della resistenza si può descrivere come l’abilità di un microrganismo di azzerare l’efficacia di un agente antimicrobico.

I batteri sono microorganismi vivi e adattabili con una forte spinta alla sopravvivenza e hanno la capacità di sviluppare difese contro gli attacchi degli antibiotici. In qualche caso il batterio elabora enzimi che distruggono l’antibiotico impedendogli di essere attivo; in altri casi rende la propria membrana impermeabile all’antibiotico; in altri casi ancora modifica il bersaglio su cui agiva l’antibiotico, e così via.

È più facile che si sviluppi resistenza batterica se l’utilizzo dell’antibiotico è improprio come necessità, dosi o tempistica.

Inoltre gli antibiotici sono stati massivamente utilizzati per evitare le infezioni negli allevamenti degli animali edibili. Così l’ambiente è stato inondato da antibiotici, con il risultato che queste sostanze si ritrovano ormai ovunque: nel terreno, nei corsi d’acqua e anche nei prodotti alimentari che arrivano all’uomo.

Ma gli antibiotici non sono solo quelli prescritti dal medico. Se ne trovano anche, talvolta, in alcuni prodotti per l’igiene personale e per la pulizia della casa. Gli effetti collaterali dell’utilizzo di questi prodotti, spesso entusiasticamente pubblicizzati per la loro capacità di uccidere “il 99% dei batteri”, sono esattamente gli stessi di quelli dell’utilizzo degli antibiotici che troviamo in farmacia, ossia l’accelerazione dell’antibiotico-resistenza. Fenomeno che, a lungo andare e su scale temporali medio-lunghe, come abbiamo visto, porta alla proliferazione di ceppi contro i quali gli antibiotici sono del tutto inefficaci. Inoltre è importante ricordare che i batteri “comuni” sono parte di noi e del nostro ambiente da sempre e aiutano la modulazione del nostro sistema immunitario e del nostro adattamento all’ambiente.

[contributo della dr.ssa Valentina Tono, Pediatra ed Omeopata]