Endocrinologia

Il luogo più popolato della terra…il nostro intestino

Il microbiota intestinale: un alleato dentro di noi di cui prendersi cura.

Negli ultimi anni sempre più spesso si sente parlare di microbiota e del suo fondamentale ruolo per la salute umana, ma di cosa si tratta? Perché è così importante preservarlo?

Il microbiota umano è l’insieme dei microrganismi (batteri, virus, lieviti e funghi) che vivono in modo permanente nel nostro corpo senza danneggiarlo; anzi, hanno creato con lui un rapporto di simbiosi, vantaggioso per entrambe. Ogni nostro apparato (respiratorio, cutaneo, genito-urinario, intestinale) ha il suo microbiota e quello intestinale è sicuramente il più abbondante.

Basti pensare che la mucosa intestinale ha una superficie di circa 400 mq ricoperta da circa 10 milioni di miliardi di microrganismi, rappresenta quindi il posto più densamente popolato sulla Terra.

Le cellule che costituiscono il microbiota sono almeno 10 volte più numerose di tutte le cellule del nostro corpo e la quantità dei loro geni supera di 100 volte il genoma umano.
E’ inevitabile che abbia quindi un impatto rilevante su molte funzioni del nostro corpo.
Parliamo del microbiota intestinale non solo per la sua abbondanza, ma soprattutto perché quella intestinale è la mucosa più estesa che il nostro corpo ha in diretto contatto con l’ambiente esterno.

Per questo motivo, appena al di sotto della mucosa intestinale possediamo un folto gruppo di cellule immunitarie pronte a difenderci. Ed è qui dove il nostro sistema immunitario impara ad interagire con microrganismi estranei per la prima volta.

L’intestino inizia ad essere colonizzato al momento del parto, il microbiota del neonato è nei primi mesi identico a quello della mamma e successivamente acquisisce una sua identità venendo influenzato dal tipo di allattamento, dal contatto con altri soggetti e dall’igiene dell’habitat in cui il bimbo vive. Raggiunge il completo sviluppo attorno ai 2 anni di vita e poi resta stabile fino all’età adulta.

Tale stabilità è labile e viene alterata sia da cambiamenti nell’alimentazione, dall’assunzione di farmaci (non solo con azione sull’intestino o sul sistema immunitario), dallo stile di vita (fumo attivo, intensa attività fisica) e da malattie o stress. La conseguenza è che non esiste il microbiota “normale” ma ognuno di noi ha il suo specifico che rivela dove vive, che dieta segue, se è in salute o no.

Una delle principali funzioni del microbiota intestinale è quella nutritiva: questi microrganismi possiedono enzimi in grado di digerire molecole complesse e sintetizzare nutrienti per noi essenziali. In assenza del microbiota dovremmo mangiare molti chili di alimenti in più al giorno per poter ottenere la stessa quantità di nutrienti.

L’altra funzione fondamentale è quella strutturale e difensiva. Il microbiota crea una sorta di barriera che riveste la mucosa intestinale e che la rende più resistente. Funge inoltre da filtro dei microrganismi/sostanze con cui la mucosa intestinale può entrare in contatto. Il sistema immunitario intestinale è l’unico a possedere la capacità di tolleranza selettiva verso alcuni microrganismi, in altre parole è allenato a non reagire nei confronti di quei batteri che ha normalmente sulla sua superficie.

Qualora tale barriera venga alterata, per esempio da processi infiammatori/infettivi o da un utilizzo scriteriato delle terapie antibiotiche, il sistema immunitario si trova ad incontrare sostanze nuove o in quantità esagerata e reagisce. Ecco quindi come può nascere una reazione infiammatoria/immunitaria verso sostanze non patogene di per sé, ma che semplicemente il nostro corpo non è normalmente abituato ad affrontare.

Uno squilibrio del microbiota può riflettersi in un’attivazione del sistema immunitario che potrebbe concorrere allo sviluppo di malattie anche al di fuori dell’intestino. Questo stretto rapporto tra i microrganismi localizzati nell’intestino e il sistema immunitario è oggetto di numerosi studi da 10-15 anni ad ora.

Le alterazioni del microbiota intestinale sono quindi state poste in relazione con le malattie infiammatorie intestinali, il diabete mellito, l’obesità, le allergie ma anche con la depressione.

Sicuramente interessante è lo studio di un possibile ruolo del microbiota intestinale nello sviluppo della malattie autoimmuni, condizioni in cui il nostro sistema immunitario attacca, per errore, strutture normalmente presenti nel nostro corpo.

Tra le malattie autoimmunitarie organo-specifiche quelle tiroidee (tiroidite cronica di Hashimoto e malattia di Graves-Basedow) sono di certo tra le più comuni soprattutto nel sesso femminile.

Pochi sono gli studi condotti in questo ambito, al momento si sa che la composizione del microbiota di soggetti ipertiroidei è differente da quelli con una normale funzione tiroidea e che nella popolazione celiaca le tireopatie autoimmuni sono più frequenti.

Tuttavia, allo stato attuale delle conoscenze mediche, non è possibile definire se il microbiota intestinale abbia un ruolo nella patogenesi delle tireopatie autoimmuni o se variazioni dell’alimentazioni possano in qualche modo influenzare l’insorgenza o il decorso di queste malattie.

Considerato l’impatto del microbiota intestinale su numerose funzioni del nostro corpo, l’unico consiglio valido al momento è favorire, nei neonati, la varietà del microbiota intestinale (parto naturale, allattamento al seno, non esagerata igiene dell’habitat casalingo) e, a qualsiasi età, limitarne gli squilibri (per esempio, limitare la somministrazione di antibiotici alle situazioni davvero necessarie).

[contributo della dr.ssa Danila Covelli, endocrinologa]