Psicologia

Il comportamento umano: motivazione, istinto e pulsione

I concetti di istinto e di pulsione e la differenza tra motivazione primaria e secondaria

Spesso nella vita di tutti giorni viene spontaneo chiedersi perché una persona si è comportata in un cero modo o perché ha compiuto quella determinata scelta o azione. Si tratta di una domanda estremamente importante sia per la psicologia ingenua che per quella scientifica perché il nostro comportamento può essere spiegato da una serie di “motivi”, di cause, di bisogni e di scopi da raggiungere. Possiamo infatti affermare che il  comportamento umano, al pari di quello degli altri esseri viventi, è motivato. Vediamo quindi cosa si intende con il termine motivazione.

La motivazione viene definita come uno stato psicobiologico all’interno del quale un individuo è orientato per raggiungere la soddisfazione di un bisogno, si tratta di una forza che suscita e indirizza un comportamento al fine di raggiungere un obiettivo. Il bisogno che sta alla base della motivazione è rappresentato dal sentire la mancanza di determinati elementi nell’ambiente o in noi stessi.

All’interno del concetto di motivazione stanno le nozioni di istinto e di pulsione. La prima è una tendenza comportamentale innata ed ereditaria, è una sorta di riflesso che in seguito a particolari stimoli sensoriali provoca una risposta obbligata; è quindi un comportamento messo in atto senza che ci sia stato alcun apprendimento poiché fa parte della nostra dotazione biologica. Tuttavia, alcuni studiosi hanno affermato che parte del comportamento istintivo è appreso, riferendosi agli atti che compiamo ogni giorno e che diventano automatici, eseguiti senza prestare attenzione. Il concetto di pulsione, invece, si riferisce ad una spinta, ad una forza interna all’organismo diretta verso un comportamento che riduce il bisogno che l’ha provocata e, contemporaneamente riduce anche la pulsione stessa. Hull afferma che il comportamento è determinato da pulsioni, quindi da motivazioni biologiche; i bisogni biologici che l’individuo avverte sono, secondo l’autore, delle deviazioni di uno stato di equilibrio interno che viene chiamato omeostasi. Quando l’omeostasi viene a mancare, i bisogni producono pulsioni che spingono l’individuo ad agire per ripristinare lo stato di equilibrio; all’interno di questa spinta giocano un ruolo fondamentale gli stimoli esterni (incentivi) che fanno leva sulla motivazione amplificando le pulsioni biologiche fondamentali.

E’ possibile fare una distinzione delle motivazioni sulla base dei bisogni, dei motivi primari o secondari che le accompagnano. I bisogni primari sono bisogni che sembrano essere innati e sono connessi direttamente con aspetti fisiologici e biologici, i bisogni secondari sono connessi solo indirettamente ai bisogni biologici e sono il prodotto di un processo di condizionamento e apprendimento. Al primo gruppo appartengono la fame, la sete, il sonno, il bisogno sessuale. Le motivazioni secondarie invece, in quanto apprese, variano a seconda dell’ambiente e della cultura in cui l’individuo vive; esempi di motivazioni secondarie possono essere la motivazione all’affiliazione, che si manifesta nel bisogno di compagnia e nel desiderio di essere accettati dagli altri, o la motivazione al successo e al potere.

Va comunque ricordato che la distinzione tra motivazioni più propriamente biologiche (o primarie) e motivazioni psicologiche (o secondarie) non va inteso in modo rigido e schematico poiché l’interdipendenza che esiste tra motivazioni primarie e secondarie non è assoluta ma lascia spazio per lo sviluppo di nuove forme di motivazione.

Dr.ssa Alessandra Guerrieri, psicologa e psicoterapeuta.