bullismo
Psicologia

ll bullismo: cos’è e come si manifesta

Con il termine bullismo si intende la messa in atto in modo continuato, all’interno del gruppo dei pari, di comportamenti aggressivi e/o di prevaricazioni nei confronti di coloro che non sono in grado di difendersi.

Le principali caratteristiche che permettono di definire un episodio con l’etichetta “bullismo” sono l’intenzionalità del comportamento aggressivo agito, la sistematicità delle azioni aggressive fino a divenire persecutorie (non basta un episodio perché vi sia bullismo) e l’asimmetria di potere tra vittima e persecutore.

Dobbiamo sottolineare che si tratta di un fenomeno relazionale in cui prendono parte più protagonisti, per cui ha grossa importanza il ruolo svolto dai diversi partecipanti:

  • BULLO
  • VITTIMA
  • SOSTENITORI E AIUTANTI DEL BULLO
  • SPETTATORI PASSIVI
  • DIFENSORI DELLA VITTIMA

Ci soffermiamo sui primi due e ne vediamo alcune caratteristiche:

CHI E’ IL BULLO

Il bullo rappresenta una categoria ristretta di bambini e ragazzi, che incute paura e gode di scarsa popolarità. Infatti se in un primo momento suscita nei piccoli una certa ammirazione, col tempo finisce per trovarsi sempre più solo. Ciò che distingue il bullo dagli altri coetanei è la mancanza di empatia, l’insensibilità ai sentimenti degli altri che lo rende incapace di stabilire relazioni positive e di creare un vero e proprio rapporto, non solo con i pari ma anche con i genitori e gli insegnanti, verso i quali ha un atteggiamento oppositivo ed arrogante.

Il bullo ha un forte bisogno di potere e di dominio, sembra godere nel controllare e sottomettere gli altri. Spesso si pensa che la prepotenza del bullo sia dovuta ad un’insicurezza interiore e ad una scarsa autostima, ma il più delle volte, al contrario, si tratta di bambini sicuri di sé, raramente sfiorati da dubbi sul loro valore.

Possiamo distinguere tre categorie di bulli:

  • bullo aggressivo: proietta la sua aggressività su chiunque possa fungere da capro espiatorio, noncurante delle conseguenze del suo comportamento. E’ impulsivo, conferisce una connotazione positiva alla violenza, ha bisogno di dominare ed è fisicamente molto forte, è insensibile ai sentimenti degli altri e ha un’elevata stima di se stesso. Questa categoria è quella in cui rientra il maggior numero di bulli.
  • bullo ansioso: ha più problemi di qualsiasi altro tipo di bullo o vittima e condivide molte caratteristiche di quest’ultima; infatti è ansioso, aggressivo, insicuro e poco amichevole. se la prende con i ragazzi più forti di lui e provoca attacchi di altri bulli.
  • bullo passivo: è quel bullo che non attacca direttamente ma fa parte del gruppo che segue e appoggia il suo leader. Sono i sostenitori o aiutanti del bullo che vengono coinvolti parzialmente per proteggere se stessi o per avere lo status di appartenenza al gruppo. I bulli passivi sono facilmente dominati, non sono particolarmente aggressivi, sono dotati di comprensione empatia e si sentono colpevoli solo dopo aver agito.

CHI E’ LA VITTIMA

Le vittime prescelte sono quasi sempre persone tranquille, riservate, sensibili, con una certa facilità al pianto. Piuttosto schive e timorose tendono a non reagire. Spesso soffrono di una scarsa autostima e hanno un’opinione negativa di sé e della propria situazione.

Numerosi sono gli indicatori che permettono di riconoscere una possibile vittima, tra i quali troviamo la tendenza all’isolamento, il calo del rendimento scolastico, la preferenza per la compagnia degli adulti rispetto a quella dei coetanei, la presenta sintomi marcati di disagio come: tono dell’umore deflesso, scarso appetito, sonno disturbato, somatizzazioni.

Sia il bullo che la vittima sono facce di una stessa medaglia che rappresenta un evidente problema dove entrambi i protagonisti soffrono di un fortissimo disagio.

Per contrastare il bullismo è necessario un intervento integrato e trasversale che agisca sui differenti ruoli che i protagonisti assumono, attraverso programmi di prevenzione e di promozione di un clima culturale, sociale ed emotivo in grado di scoraggiare i comportamenti tipici di questo fenomeno.

E’ inoltre fondamentale che gli adulti a contatto con i bambini e gli adolescenti collaborino tra loro mettendo in atto strategie e stili educativi condivisi e coerenti.

 

Dr.ssa Alessandra Guerrieri, psicologa e psicoterapeuta. Responsabile del progetto Adolescenza