agopuntura e FIVET
Fertilità

E’ efficace l’agopuntura nelle donne che si sottopongono a FIVET?

Negli ultimi quindici anni sempre più donne hanno fatto ricorso all’agopuntura come sostegno durante cicli di fecondazione assistita. Talvolta le prestazioni venivano e vengono tutt’ora suggerite dai centri di fertilità, in alcuni casi l’agopuntura viene addirittura erogata dal centro stesso.

Ma è davvero utile l’agopuntura per migliorare le chance riproduttive durante cicli di FIVET (= fecondazione in vitro)?

L’agopuntura consiste nell’inserzione indolore di sottilissimi aghi in specifici punti, scelti secondo un filtro di lettura di Medicina Tradizionale Cinese. E’ stato dimostrato che alcuni punti abbiano azione antinfiamamtoria, altri di promozione del rilascio di certi ormoni, altri azione antidolorifica, di altri non se ne conosce la modalità di azione.

Tra il 2002 e il 2006 sono stati pubblicati i primi articoli scientifici sull’efficacia dell’agopuntura in casi di fertilizzazione in vitro. I risultati erano promettenti, ma con il passare degli anni e l’uscita di nuova articoli, i pareri divennero contrastanti. I problemi nel condurre studi ben disegnati sull’agopuntura sono molteplici, come la difficoltà nel trovare uno strumento di controllo da paragonare all’agopuntura (esempio: se volessimo capire l’efficacia di un nuovo farmaco basterebbe paragonarlo a compresse contenenti solo placebo, cioè una sostanza inattiva). Studi di confronto tra agopuntura “reale” e agopuntura applicata su punti non attivi o con aghi “sham” (cioè falsi che non penetrano la cute) hanno sempre dato risultati incerti, come a dire che fare agopuntura “sham” non sia possibile.

Nel 2018 è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista JAMA un articolo dal titolo “Effect of acupuncture vs sham acupuncture on live births among women undergoing in vitro fertilization, a radomized clinical trial” (=l’effetto dell’agopuntura versus falsa agopuntura su bambini nati vivi tra le donne sottoposte a FIVET, uno studio clinico randomizzato). Questo studio era stato pensato proprio nel tentativo di dare una risposta conclusiva, o quasi, alla domanda “l’agopuntura funziona oppure no durante la FIVET?”. Effettivamente i punti di forza di questo lavoro, che si è quindi meritato la pubblicazione su JAMA, sono stati tre: l’ampiezza del suo campione, cioè 848 donne, il coinvolgimento di più centri dove veniva eseguita l’agopuntura (16 in Australia e Nuova Zelanda, in gergo si dice “studio multicentrico”), e l’alta aderenza da parte delle pazienti allo studio e al follow up nel tempo. Lo studio era in singolo-cieco, cioè veniva impiegata la cosiddetta sham agopuntura, di modo che a 424 donne venivano applicati aghi falsi che non trafiggevano la cute. Le donne ricevevano una seduta di agopuntura tra il sesto e l’ottavo giorno del ciclo e due sedute di cui una subito prima del trasferimento dell’embrione in utero e una dopo. I risultati dello studio non sono stati brillanti: l’agopuntura non ha migliorato il tasso delle nascite.

In realtà i risultati di questo studio sono in linea con una recente lineaguida dell’American Society for Reproductive Medicine e due altri studi detti metanalisi di alta qualità, che asserivano che l’agopuntura, confrontata con un simile ma falso trattamento, eseguita durante la stimolazione farmacologica dell’ovulazione e dell’embryo transfer, non migliorava i successi della FIVET.

Ma quali sono i limiti dello studio pubblicato su JAMA e degli altri citati?

Come accennato in precedenza, non è semplice riprodurre una falsa agopuntura essendo certi che il trattamento applicato sia inerte. Secondo punto, nello studio australiano sarebbe stato necessario avere un numero maggiore di donne, ma molte hanno preferito ricevere l’agopuntura e non partecipare allo studio per il rischio di rientrare casualmente nel gruppo placebo; inoltre nel gruppo di donne con sham agopuntura è stato trasferito un maggior numero di blastocisti (quindi con maggiori possibilità di successo intrinseche).

La maggior criticità di questo studio, come la maggior parte degli studi precedentemente pubblicati, a mio avviso, è l’estrema brevità del trattamento. Difficilmente l’agopuntura può risolvere un problema in due-tre sedute, a meno che non si tratti di un dolore acuto ad esempio muscolare post-traumatico. Questo approccio non rispecchia né la filosofia che sta alla base dell’agopuntura e della Medicina Tradizionale Cinese in generale, né quella che è la pratica abituale dell’agopuntura in Cina.

La Medicina Tradizionale Cinese si basa sul ripristinare un equilibrio all’interno della persona e di individualizzare il trattamento. Questo metodo richiede almeno cinque/otto sedute di agopuntura prima di notare dei cambiamenti. Sia che l’obiettivo sia tonificare le energie della donna, sia che si tratti di rimetterle in circolo (che tradotto per noi potrebbe significare raggiungere un migliore equilibrio ormonale e abbassare i livelli di infiammazione), tre sedute sono un numero insufficiente per qualsiasi agopuntore di esperienza.

Penso che quando si farà uno studio scientifico che preveda una preparazione del “terreno” della donna per almeno due mesi prima della FIVET, nel rispetto di quella che è una abituale pratica medica millenaria, si potrà rispondere alla domanda iniziale, fino ad allora continueremo ad affidarci all’esperienza. Il lato positivo e da non sottostimare è che, nei vari studi proposti sia durante procreazione assistita che in gravidanza, l’agopuntura non si è mai dimostrata dannosa nei confronti dell’embrione/feto.

Dr.ssa Chiara Marra, Medico Chirurgo, Specialista in Ginecologia e Ostetricia, diplomata in fitoterapia e agopuntura.