neonato prematuro
Gravidanza

17 novembre – Giornata mondiale dei nati prematuri

Ecco: il test di gravidanza è positivo. Ed è con quel primo esame, che indica l’arrivo di una nuova vita, che i genitori iniziano a immaginarsi nove mesi, 40 settimane, a decorso felice: ipotizzano un nome, maschile o femminile che sia, iniziano a pensare a come arredare la cameretta, fantasticano su come sarà modificata la quotidianità, a causa di quel bellissimo ed enorme cambiamento.

Purtroppo, talvolta, subentrano delle problematiche; una complicanza che si verifica in circa il 10% dei casi è il parto prematuro, ossia una nascita che spontaneamente o su indicazione medica per patologie della gravidanza, deve avvenire prima delle 37 settimane gestazionali (e oltre le 23). Più ci avviciniamo a questo termine minori saranno i problemi che il neonato dovrà affrontare. Al contrario, più precocemente avviene la nascita, più si verificheranno complicanze di vario tipo: i neonati prematuri sono a rischio di problemi infettivi, di respirazione, di alimentazione, di termoregolazione, hanno una più difficile adattabilità alla vita al di fuori dall’utero, fino ad un aumento della mortalità.
Questi bambini presentano sicuramente una maggiore fragilità rispetto ad un bambino nato a termine.

Una nascita prematura, soprattutto in caso di prematurità severa, si discosta nettamente da quello che era stato ipotizzato da una coppia di genitori.

Un parto prima di quanto atteso scombussola: vi è la paura per qualcosa di inatteso, lo sgomento, la sorpresa, la preoccupazione di non avere tutto pronto, o soprattutto di non essere ancora pronti. Le cose da comprare, la camera da sistemare, i libri da leggere per apprendere “tutto quello che c’è da sapere su un neonato”. Ma questo è il meno. Un bambino prematuro dovrà probabilmente rimanere ricoverato a lungo, spesso in terapia intensiva neonatale.
Dovrà fare molti accertamenti, e probabilmente molte terapie. Con lui, i genitori inizieranno un percorso impegnativo e tortuoso che non era di certo quello immaginato. La mamma verosimilmente sarà dimessa senza poter portare a casa il suo bambino e i genitori si trovano a rientrare a casa con molti pensieri e preoccupazioni, dovendo lasciare il neonato in ospedale. In aggiunta, in un anno difficile come questo, in piena emergenza COVID19, gli accessi in ospedale sono contingentati, e oltre alla preoccupazione già presente, si aggiungono la difficoltà per entrare in reparto. Il tempo da passare con il piccolo è ridotto e spesso l’ingresso è consentito a un solo genitore.

E quindi? Cosa si può fare per far si che i neonati nascano a termine? Purtroppo non sempre è prevenibile un parto prematuro. Esistono però alcune azioni sicuramente utili: in primis sospendere fumo, alcool e stupefacenti non solo durante la gravidanza, ma da quando si ipotizza di volerla cercare, riduce il rischio di prematurità. Assumere acido folico dai 3 mesi prima e per tutte le 40 settimane, mantenere una dieta varia, con un adeguato incremento di peso, aiutano a partorire a termine. Una modica attività fisica migliora il decorso della gravidanza. Fare controlli ginecologici già prima del concepimento permette di correggere eventuali patologie preesistenti e di arrivare a cercare un figlio nella migliore condizione fisica possibile. Inoltre, fare visite ostetriche ed ecografie regolari permette di intervenire tempestivamente in caso di problematiche e procrastinare il più avanti possibile il parto.
Ricordo che esiste una familiarità per la prematurità: se le nostre mamme o sorelle hanno avuto parti prematuri, abbiamo un rischio un po’ più elevato, ed è importante metterne al corrente il nostro medico.
E dove non si è potuto fare di più e un neonato è nato prematuro, ci si deve armare di fiducia: i bambini sono pieni di risorse. Le complicanze esistono, la mortalità purtroppo anche, ma le equipe neonatologiche mettono in atto tutti i presidi a disposizione per ridurre sempre di più gli esiti sfavorevoli. In ultimo, in una coppia che ha già vissuto questa complicanza ci sono armi a disposizione per far si che in  futuro questo evento non si ripresenti. Esistono, oltre, agli accorgimenti già spiegati, dei farmaci che riducono la possibilità di ricorrenza della prematurità. Rivolgersi quindi a un ginecologo esperto può essere di aiuto.

Concludo con un augurio di buona vita a tutti i piccoli, coraggiosi e forti guerrieri, e alle loro pazienti famiglie.

Dr.ssa Paola Algeri, ginecologa.