Lacerazioni ostetriche da parto
Ginecologia, Gravidanza, Urologia

Lacerazioni ostetriche da parto

Cosa sono le lacerazioni ostetriche da parto

Le lacerazioni ostetriche da parto sono lesioni che interessano la vagina, il perineo o il pavimento pelvico.

Si verificano durante il parto vaginale e sono provocate dal passaggio del feto attraverso i tessuti molli materni.

Differenza tra lacerazione ed episiotomia

La lacerazione è una soluzione di continuo spontanea, non provocata, solo a volte prevenibile.

Al contrario, l’episiotomia è un taglio netto eseguito dall’ostetrica mediante forbici chirurgiche. Interessa la mucosa vaginale, il muscolo bulbocavernoso che circonda l’introito della vagina, e la cute perineale.

La finalità dell’episiotomia è quella di accelerare il periodo espulsivo del travaglio.

Le ultime evidenze della letteratura hanno dimostrato che non è utile eseguirla di routine al fine di evitare una lacerazione spontanea.

Tipi di lacerazione

Le lacerazioni sono classificate sulla base della loro estensione in 4 gradi. 

Sono lacerazioni minori, quelle di grado 1 e 2 poiché se adeguatamente suturate, guariscono senza lasciare esiti.

Nel grado 1 è interessata solo la mucosa vaginale ed eventualmente la cute perineale, mentre nel grado 2 è coinvolto anche il muscolo bulbocavernoso.

Le lacerazioni maggiori, di grado 3 e 4 coinvolgono lo sfintere (grado 3) e la mucosa anale (grado 4).

Lo sfintere anale è un complesso muscolare che ha la funzione di mantenere la continenza a gas e feci.

Le lacerazioni maggiori si verificano con frequenza variabile a seconda delle caratteristiche materne, del travaglio e dell’assistenza ostetrica, generalmente in circa il 2-8% dei parti vaginali.

Come si interviene nei diversi tipi di lacerazione

Quando si verifica una lacerazione ostetrica è di fondamentale importanza riconoscerla, classificarla ed eseguire una adeguata sutura che restituisca la condizione anatomica originaria.

Generalmente la sutura di lacerazioni minori è semplice e veloce; viene eseguita in sala parto in anestesia locale.

Per le lacerazioni maggiori, talvolta la riparazione può essere più complessa e può essere eseguita in sala operatoria in sedazione.

L’accurata igiene intima è molto importante nell’immediato post partum e ancora di più se vi è stata una lacerazione o anche un’episiotomia.

Possibili complicanze

Per le lacerazioni minori sono poco frequenti e facilmente risolvibili: infezione o riapertura della ferita sono le più comuni.

Le lacerazioni maggiori, poiché interessano il complesso muscolare dello sfintere anale possono comportare alterazioni nella sua funzionalità. Questo si traduce con una difficoltà nel mantenere la continenza anale a gas o feci.

Nella maggior parte dei casi si tratta di disturbi transitori che regrediscono nell’arco di poche settimane o mesi, meglio se con il supporto di un’adeguata riabilitazione.

Cosa può fare l’uroginecologo in questi casi?

L’uroginecologo è lo specialista di supporto nelle donne che hanno avuto una lacerazione ostetrica.

Aiuta la paziente a capire l’accaduto, esegue una diagnosi dello “stato di salute” della muscolatura pelvica e dello sfintere anale e guida la paziente nel trattamento migliore per la regressione di eventuale sintomatologia.

Nelle gravidanze successive aiuta la paziente e il ginecologo che segue la gravidanza a scegliere la migliore modalità del parto.

La visita uroginecologica è indicata a 3 mesi dal parto in tutte le donne che hanno avuto una lacerazione ostetrica maggiore o presentano sintomi e nel III trimestre della gravidanza successiva.

A cura del Dott. Stefano Manodoro, uroginecologo.