tiroide e dieta
Endocrinologia, Nutrizione

Dieta per la tiroide: quali sono le evidenze

In questo articolo pubblicato da Medscape il 31 dicembre 2020, in collaborazione con l’American Thyroid Association, gli autori discutono i più comuni argomenti in materia di nutrizione legata alla funzionalità della tiroide, apportando conclusioni e consigli basati sulle più recenti evidenze scientifiche.

Spesso, infatti, chi soffre di disturbi alla tiroide si informa su quali accorgimenti dietetici attuare per trattare questa condizione, in parallelo alla terapia medica. Effettivamente, c’è gran fermento e tante informazioni disponibili sul web al riguardo; tuttavia, l’evidenza scientifica di tali raccomandazioni è spesso di bassa qualità e c’è il rischio che venga mal interpretata da chi non è addetto ai lavori.

Iodio: per produrre ormoni tiroidei sono necessari adeguati livelli di iodio, che viene assunto attraverso la dieta o eventualmente delle integrazioni. Le maggiori fonti di iodio nella dieta sono sale iodato, pesce, crostacei, molluschi, alghe ed alcuni cereali. Gli autori consigliano una supplementazione di iodio solamente nel caso di donne in gravidanza, che programmano una gravidanza, nel post-parto o che stanno allattando: in queste condizioni le richieste di iodio sono infatti aumentate. In tutti gli altri casi, una dieta completa e variegata assicura sufficienti livelli di iodio, senza correre il rischio di raggiungere livelli dannosi per alcune  disfunzioni tiroidee;.

Crucifere: questa famiglia di ortaggi che comprende cavolfiori, broccoli, cavolo cappuccio, cavolini di Bruxelles, cavolo nero, cavolo riccio… contiene delle sostanze che interferiscono con diverse fasi della produzione degli ormoni tiroidei. Tuttavia, i benefici derivati dal consumo di questi ortaggi sulla salute in generale sono ben riconosciuti. Gli autori consigliano pertanto di seguire sempre una dieta bilanciata in cui le crucifere vengano proposte in modo alternato ad altra verdura, senza esagerazioni. Non è pertanto consigliato in chi soffre di disfunzione tiroidea consumare cavoli due volte al giorno, ma 2-3 volte alla settimana è una buona abitudine.

Soia: anche i prodotti a base di soia (tra cui fagioli di soia, bevanda di soia, miso, tofu, tempeh, salsa di soia, yogurt di soia…) contengono delle sostanze che potrebbero interferire con la funzionalità tiroidea. Tuttavia, gli studi scientifici disponibili non dimostrano alcuna rilevante modificazione nei livelli di ormoni tiroidei circolanti, sia nel caso di una totale esclusione, sia nel caso di un frequente consumo di tali prodotti. Ancora una volta, gli autori consigliano un consumo moderato di prodotti a base di soia, all’interno di una alimentazione variata: ad esempio inserendo una porzione di fagioli di soia, tofu o tempeh come fonte proteica 1-2 volte a settimana (ad esempio a discapito della carne) o alternando a colazione diverse bevande vegetali tra cui quella di soia. Unica attenzione va fatta presente ai pazienti che assumono levotiroxina in compresse, che dovrebbero evitare di consumare soia a meno di 4 ore dal farmaco.

Minerali: selenio, zinco, rame e magnesio sono minerali coinvolti nella sintesi degli ormoni tiroidei. Sono presenti in una vasta gamma di alimenti e nessuno studio evidenzia come sia necessaria una loro supplementazione anche in soggetti con disfunzione tiroidea. Il fluoro è invece un minerale che potrebbe interferire con la funzionalità tiroidea se assunto in eccesso, ma gli studi anche in questo caso sono molto discordanti. Gli autori escludono pertanto la necessità di assumere supplementazioni di minerali in assenza di carenze, così come non ritengono necessaria l’esclusione di alimenti che contengono fluoro (acque in bottiglia, tè, alimenti processati, prodotti dell’igiene orale…).

Dieta Senza Glutine: chi soffre di una patologia autoimmune è spesso a rischio di svilupparne un’altra, come è il caso di soggetti celiaci con tiroidite di Hashimoto. Non è però dimostrato che una dieta priva di glutine possa prevenire la comparsa o rallentare l’evoluzione della patologie tiroidee autoimmuni.  Pertanto nei  soggetti in cui è stataattestata in modo scientifico la celiachia è necessaria la completa esclusione del glutine; per gli altri soggetti, in cui il morbo celiaco non è comprovato da esami, non è necessario eliminarein modo totalitario gli alimenti che contengono glutine, quanto piuttosto è conveniente alternarli ad alimenti che naturalmente non ne contengono (tra i cereali, riso, mais, miglio, quinoa, grano saraceno, sorgo, teff…).

Caffè: è da evitare il consumo di caffè in corrispondenza dell’assunzione di Levotiroxina in compresse poiché ne diminuisce l’assorbimento, meglio aspettare almeno 30 minuti. Il consumo di caffè, indipendentemente dalla presenza o meno di malattia tiroidea, andrebbe comunque limitato a un paio di tazzine al giorno.

In conclusione, possiamo confermare la stretta relazione che vi è tra disturbi della tiroide e dieta, senza però dimenticare che si tratta di una relazione complessa, in cui tanto va ancora indagato e chiarito. Le modificazioni della dieta, quando non condivise con uno specialista, possono peggiorare la condizione patologica, ma soprattutto il benessere generale e la qualità della vita.

 

da ThyroidDiet’: What’s the Evidence? – A. M. Leung, MD, MSc; G. J. Acosta, MD -Medscape – Dec 31, 2020
traduzione e sintesi a cura della dr.ssa Irene Pozzebon, dietista. Revisione in collaborazione con la dr.ssa Danila Covelli. endocrinologa.